Allied- un'ombra nascosta di Robert Zemeckis
sceneggiatura:
6
fotografia:
7
regia:
8
interpretazione
degli attori: 7
trama: 5
ritmo:
3
Il nuovo film del grande Robert Zemeckis, con protagonisti Brad Pitt e Marion Cotillard, cerca di fondere in un'unica grande opera vari generi diversi: dalla guerra al thriller, dal drammatico-sentimentale allo spionaggio... dalla suspense... alla noia.
La
storia è ambientata durante la seconda guerra mondiale. Il
comandante di aviazione franco-canadase Max
Vatan atterra
a Casablanca per
conoscere Marianne
Beausejour e
fingersi il suo consorte. Le due spie devono, infatti,
camuffarsi tra la gente del posto e dare l'impressione di essere una
felice coppia di sposini. In questo modo nessuno sospetterà della
loro missione segreta: assassinare l'ambasciatore nazista.
L'operazione viene portata a termine con grande successo e i due
possono fare ritorno a casa, ma durante la loro esperienza Maz e
Marianne si innamorano per davvero e non vogliono dividersi. Decidono
allora di trasferirsi insieme a Londra e
di sposarsi. Quella storia d'amore, nata quasi per gioco, diventa un
legame profondo, indissolubile. Mettono al mondo anche una figlia, la
piccola Anna,
nata sotto i bombardamenti ( in una scena di pregevole fattura). La
loro vita prosegue serenamente: Max torna a lavorare nel suo ufficio;
Marianne, invece, abbandona la carriera militare e si dedica alla
famiglia. Il film si addormenta e non succede nulla... fino a
quando... una notizia sconvolgerà la vita dei protagonisti. E da qui
la storia verrà travolta da un vorticoso turbinio incalzante,
tormentato e tremendamente spietato.
Una lotta contro il tempo,
una ricerca disperata di verità, un'implacabile susseguirsi di
menzogne, un violento incedere di mistero... è qui che il film veste
i panni del thriller,
e sembra proprio che il sarto abbia svolto un ottimo lavoro. Un
finale che salva l'intero film dalla catastrofe.
Perché
catastrofe? Per prima cosa per il ritmo: impietosamente lento, a
tratti imbarazzante. Si perde continuamente in dettagli inutili, in
particolari assolutamente superflui, in scene di indubbia futilità,
spesso anche controproducenti, perché non stimolano la curiosità,
ma una crescente noia. C'è quindi un grosso problema alla
sceneggiatura di Steven
Knight, che
per più di tre quarti non riesce mai a prendere intensità e sembra
essere sconclusionata e fine a se stessa, alla continua ricerca di
una pulizia contenutistica e di una maniacale precisione narrativa...
non serviva.
L'intreccio tutto sommato è anche abbastanza
credibile ( per una realtà cinematografica) e sicuramente ben
studiato, ma è troppo, troppo ( e ne aggiungerei almeno altri due)
flemmatico e spesso prevedibile. È stata data più importanza del
dovuto allo sviluppo della trama, che anche con un tessuto nettamente
più snello e dinamico sarebbe stata in grado di coinvolgere lo
spettatore, e anzi, lo avrebbe sicuramente fatto meglio. Anche perché
in questo modo sono stati posti in risalto episodi e vicissitudini di
scarsa importanza e non sono state messe in evidenza altre scene che
avrebbero meritato una più approfondita attenzione e a rimetterci è
stata anche la caratterizzazione dei personaggi, spesso troppo
abbozzata. Così tutti i tentativi di arricchire la trama non sono
mai andati a buon fine e hanno solo appesantito inutilmente la
storia.
Cercando
però di ricavare il meglio, la vicenda raccontata è molto
interessante; non sarebbe giusto non riconoscerne i meriti. È una
storia che tarda ad entrare nel vivo, ma quando lo fa ti stordisce,
ti paralizza, ti gela il sangue... e ti emoziona. L'attesa è lunga,
ma ne vale la pena.Tutta la prima parte del film è solo una
lunga preparazione atta a rendere più coinvolgente ed inteso il
finale. È un percorso in salita che vuole tranquillizzare lo
spettatore per poi stordirlo con un colpo di grazia micidiale; è quasi un percorso catartico...
faticoso, lento... un percorso dal quale si ricavano tante
informazioni, e solo alla fine si capisce che non tutto era fine a se
stesso. Per questo la storia viene completamente rivalutata, e, se ad un certo punto
della proiezione ( lo dico con grande sincerità) me ne sarei
volentieri andato via, con il senno di poi sono felice di non averlo
fatto.
La
regia è ottima. Zemeckis si
destreggia con disinvoltura in vari generi e in vari stili, riassaporando spesso
le antiche sfumature dei film di spionaggio anni settanta, per poi
passare all'intensità emotiva del thriller psicologico scuola
Scorsese. Forse ostenta addirittura troppa bravura e talvolta
la sua direzione appare forzata, ma riesce comunque ad offrire sempre un
gradevole spettacolo visivo... direi anche troppo "pulito". Sì,
perché quello della Seconda Guerra Mondiale non era certo uno
scenario luminoso, elegante ed ordinato. Qui invece l'atmosfera
oscura, violenta, crudele e spietata della guerra sembra rarefatta,
quasi assente. L'ambiente creato da Zemeckis, dallo scenografo Gary
Freeman e
dal direttore della fotografia Don
Burgess sembra
essere isolato da tutto il resto, un ambiente quasi utopico,
costruito su misura per creare un effetto diametralmente opposto alla
realtà. Lo scopo non era dar vita ad un film di guerra, ma ad una
storia collocata sì in un periodo bellico, ma posta al di fuori di
spazio e tempo. Una vicenda quasi alienata dal suo contesto, che
diventa allora una storia universale, senza tempo e senza confini.
Una storia che vuole spingersi oltre i suoi limiti cronologici per
offrire messaggi e contenuti che, estrapolati dal contesto, restino
vivi nello spettatore. Un film che non vuole attenersi alla
credibilità storica, ma si lascia trasportare dalla spettacolarità
cinematografica di cui Zemeckis è grande maestro.
Non
brilla, invece, il protagonista Brad Pitt.
Si lascia sopraffare dalla bravura ( e dalla straordinaria bellezza)
di Marion Cotillard,
che ci offre un'interpretazione meravigliosa; sempre credibile,
sempre raffinata, profonda e di grande spessore. Lui non riesce ad imporsi, e
il suo personaggio sembra già visto in altri suoi film ( fra tutti
quello in “Fury”)... però c'è da dire che comunque funziona
bene; crea un'ottima empatia con la Cotillard e, tutto sommato, non
delude. La sua performance è un crescendo, come tutto il film del
resto.
Se
lo vedrete al cinema ( o in qualsiasi altro modo) vi accorgerete di
quanto questo film venga salvato dal suo finale, altrimenti
risulterebbe terribilmente faticoso da guardare. Ma per fortuna tutte
le criticità iniziali non sono lasciate alla deriva e non fanno
naufragare il film nel pericoloso mare della mediocrità. È una
storia che parla di spie, di inganni, di menzogne, di giochi di
potere... e riesce ad essere sempre coerente ingannando anche lo
spettatore, che viene travolto dalla spannung finale. Tutte le
componenti riescono a rispettare a dovere l'alone di mistero e di
dubbio che aleggia sulla storia e non ne rimangono mai intrappolati.
Non è un film eccezionale; con una vicenda del genere ( onore
all'ideatore del soggetto) mi sarei aspettato un risultato di gran
lunga migliore, ma è comunque un buon film.
VOTO 7
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